da IL FATTO QUOTIDIANO del 06/02/2015 – Ad Asti la politica e i farmacisti affondano le mani nella Cassa di risparmio. Negli ultimi anni il centrodestra si è sistemato nella banca e nella fondazione che ne controlla il pacchetto di maggioranza. D’altronde questo gruppo bancario è diventato il secondo del Piemonte grazie all’acquisto della Biverbanca dal Monte dei Paschi di Siena e ora potrebbe puntare alla Cassa di risparmio di Savona (gruppo Carige). Inoltre tramite la sua società Immobiliare Maristella possiede un’area di 700 mila metri quadri a Peschiera Borromeo, a sud di Milano, una zona per anni contesa tra la banca e Marcello Dell’Utri insieme al finanziere Filippo Alberto Rapisarda. Se gli uomini di Forza Italia, rimasti senza cariche elettive, si sono piazzati nei consigli di amministrazione, il centrosinistra non è rimasto fermo: dal 2013 il sindaco Pd Fabrizio Brignolo siede nel cda della Cassa e lo fa anche dopo l’elezione a presidente della Provincia di ottobre.
Per il M5S astigiano e per l’ex assessore Alberto Pasta si tratta di una situazione di incompatibilità e per questo mercoledì al Tribunale di Asti la vicenda sarà trattata dal giudice Marco Bottallo che dovrà decidere se far decadere Brignolo da una carica. Bottallo non è l’unico magistrato a interessarsi della vicenda: da mesi sul tavolo del sostituto procuratore Francesca Dentis ci sarebbe un fascicolo per un’indagine sulla quale non è dato sapere molto. Tutto però partirebbe da una lettera inviata alla Banca d’Italia e scritta sulla carta intestata dell’ex deputato Pdl Roberto Marmo. Il messaggio anonimo denuncerebbe alcune nomine che non rispetterebbero i requisiti “di professionalità e onorabilità” richiesti dalla legge bancaria e dagli statuti: si tratterebbe di politici passati dalla Provincia alla fondazione e da qui alla banca. Inoltre rivelerebbe l’esistenza di tre lettere di dimissioni in bianco firmate da tre consiglieri della Cassa di risparmio di Asti nominati anche in Biverbanca, lettere conservate dai vertici della fondazione. Bankitalia non si muove, il controllo delle nomine spetta solo agli istituti bancari, ma la missiva arriva in procura. Così nell’estate 2014 Marmo viene chiamato dalla pm, lui nega di essere l’autore della segnalazione, però riscontra che nel contenuto c’è qualcosa di vero. Contattato dal Fatto non fornisce dettagli sulla questione. Negli ultimi anni però, spiegano i notabili astigiani, la banca e la fondazione sono diventate terreno di due “cordate” molto vicine tra loro: da una parte ci sono uomini e donne di Forza Italia legati a Maria Teresa Armosino (ex sottosegretario all’eco nomia ed ex presidente della Provincia) e Giorgio Galvagno (più volte sindaco e attuale consigliere comunale, ma anche componente del cda di Biverbanca).
Uno di questi uomini è il vicepresidente della Cassa di risparmio Maurizio Rasero, ex assessore in Provincia con la prima ed ex assessore al Comune con il secondo, passato a tempo pieno nel cda dopo aver raggiunto il limite di due mandati nella Fondazione. C’è anche Ercole Zuccaro, ex portavoce dell’Armosino, con poltrone nel cda della banca di Asti e della Biver. Dall’altra ci sono alcuni farmacisti, forza importante nella Camera del commercio (che nomina cinque consiglieri d’indirizzo nella fondazione). C’è Aldo Pia, presidente dell’Ordine dei farmacisti e vicepresidente della Camera del Commercio, che è presidente della Cassa di risparmio di Asti e della Biver. I suoi interessi vanno anche nel settore immobiliare: è presidente della Maristella e anche di Revaluta, società di consulenza nelle valutazioni degli immobili. Un’altra farmacista è Rita Barbieri, arrivata alla banca dopo i due mandati nella Fondazione. A capo di quest’ultima – che nomina la maggioranza dei consiglieri della banca – troviamo il terzo farmacista, Michele Maggiora, presidente di Federfarma. Negli organi di controllo della Fondazione siede un artigiano, un barbiere e un usciere. E così Asti assomiglia sempre più a Siena, non solo per il Palio, ma anche per il “groviglio armonioso” tra politica e finanza.