da it.businessinsider.com – Un click per accedere al conto corrente, un tap per fare un bonifico, un colpo di indice per pagare la bolletta. Niente più code, niente firme in banca, né scartoffie. È la finanza fai da te resa possibile grazie alla rivoluzione digitale. Le banche sono dentro una app e sempre dalle applicazioni per smartphone passano la gestione del budget famigliare e dei pagamenti.
Ma le offerte del genere stanno aumentando, a volte sono confuse, a volte non abbastanza rassicuranti.
Orientarsi su questo nuovo terreno non è facile.
Prendiamo le “neobank“, per esempio. Nascono dalle ceneri della crisi finanziaria del 2008, quando la fiducia dei correntisti nei confronti delle banche ha cominciato a scendere all’impazzata. Un nuovo sistema bancario, più trasparente e meno interconnesso con il potere, ha cominciato a farsi strada e sono nate le banche alternative che esistono solo sullo smartphone. Ormai ce ne sono diverse, ma per scegliere al meglio bisogna verificare alcuni dettagli. Prima di tutto è necessario assicurarsi che la app in questione abbia già ottenuto la licenza bancaria (per averla servono requisiti specifici, tra i quali un capitale sociale che va dai 5 ai 10 milioni di euro).
Poi è bene controllare quanti finanziamenti abbia ricevuto prima del lancio e chi siano gli investitori (i nomi di grosso calibro dovrebbero essere una garanzia).
Tra le prime al mondo c’è la tedesca Number26, sbarcata anche in Italia e in gran parte dell’Europa anche grazie all’investimento di Peter Thiel, fondatore di PayPal. In pochi minuti si può aprire un conto, trasferire denaro in tempo reale con altri clienti di Number26, e ottenere una carta di credito (che si appoggia al circuito Mastercard) con cui pagare e ritirare denaro ovunque.
Il fondatore Valentin Stalf vuole trasformare la app in un hub finanziario che offre anche servizi come prestiti, assicurazioni e consulenze per investimenti. E da poco ha lanciato un servizio premium (N26 Black) al costo di 5,90 euro al mese. Il resto è gratuito, ma oltre i cinque prelievi mensili si pagano 2 euro a prelievo.
Le altre neobanks partono dalla Gran Bretagna. Atom Bank eTandem hanno già ottenuto la licenza bancaria e quindi, grazie al mutuo riconoscimento che vige nella Ue, possono ancora operare in tutta Europa. Quando la Brexit diventerà realtà, probabilmente, le cose cambieranno. Entrambe puntano ad offrire tutti i servizi di un istituto tradizionale, ma sempre tramite app. La Atom ha iniziato anche a concedere mutui.
Con una licenza bancaria ancora ristretta c’è Monzo, fondata da Tom Blomfield. Se le limitazioni vigenti saranno sollevate dai regolatori inglesi, anche Monzo avrà le stesse capacità di una banca ma con un approccio innovativo e senza appoggiarsi ad altri istituti di credito o circuiti internazionali. E come dice Blomfield «sarà destinata a quelle persone che vivono la loro vita sullo smartphone». Leggi: millennials.
Altro discorso sono le applicazioni definite digital wallet, che permettono di gestire carte prepagate e budget e che possono essere utili anche alle famiglie e non solo ai giovanissimi. Non hanno lo scopo di sostituire la banca vecchia maniera, ma di affiancarla.
Come Tinaba (acronimo di Tthis Is Not A BAnk), lanciata l’anno scorso da Matteo Arpe del fondo Sator, in partnership con Banca Profilo.
Cosa serve? A maneggiare moneta elettronica, quindi effettuare pagamenti digitali, trasferire denaro ai propri contatti sul telefonino, organizzare una cassa comune (per esempio per raccogliere soldi per un regalo o per organizzare un evento), dividere il conto di una cena in compagnia. Anche in questo caso i servizi base sono gratuiti. Ma non serve aprire un conto corrente, basta appoggiarsi a quello che già si possiede.
Lo stesso principio su cui si basa anche Soldo, lanciata a novembre contemporaneamente in Italia e Gran Bretagna. Il fondatore è Carlo Gualandri, un pioniere di internet in Italia, già padre di Virgilio, Fineco e Gioco Digitale. La sua app, definita «anti crisi», si prefigge di gestire al meglio il budget famigliare, evitando sorprese e scoperti. Il titolare infatti può disporre di diverse carte di credito (Mastercard) prepagate che può consegnare nelle mani dei figli, della babysitter, della collaboratrice domestica o di chiunque altro faccia parte dell’ecosistema famigliare. Le caratteristiche della carta si possono scegliere: si può abilitare solo il pagamento in negozio o il ritiro al bancomat, per esempio. E per ogni operazione effettuata si riceve una notifica in modo da tenere sempre d’occhio tutti coloro che usano le carte. Il budget per ogni carta si può modificare in pochi secondi, sempre con la app. Il servizio costa 2 euro al mese (più 5 euro per ogni carta che si richiede dopo la prima).
Se banche online e digital wallet prenderanno piede anche in Italia è tutto da vedere. Il nostro Paese si fida poco delle innovazioni tecnologiche in campo finanziario, come dimostrano i dati della moneta elettronica, ancora poco diffusa rispetto ad altre realtà europee. Ma i cosiddetti new digital payment, ovvero i pagamenti tramite cellulare, tablet, computer e carte contactless, stanno piano piano aumentando. Secondo l’Osservatorio mobile payment & commerce del Politecnico di Milano nel 2015 si sono spesi in maniera digitale 21,5 miliardi di euro (un +22% rispetto al 2014). Mentre le transazioni in contante erano ancora la maggioranza e ammontavano a 430 miliardi.